Parigi, 1940. Celestina è una ragazza vivace, curiosa e famosa, almeno nel suo quartiere: tutti la conoscono come “La Giocondina”.
Sì! Lei è la figlia di Vincenzo Peruggia, il ladro della Gioconda. Celestina ha visto Monna Lisa tante volte: sui libri, sui giornali, sulle cartoline che il papà distribuiva in giro, ma dal vivo proprio mai. Non riesce a pensare ad altro: deve assolutamente vedere dal vivo il quadro che tanto ha significato per il suo papà. Lei, però, nel Louvre non può metterci piede.
Decide dunque di usare un vecchio stratagemma, chissà che non funzioni ancora!
È notte, il Louvre dorme, ma due occhi penetranti sono aperti e vigilissimi: è lei, Monna Lisa, la Gioconda.
La magnetica figura nel quadro osserva, scruta… Parla! «Insomma! È un vizio di famiglia, il vostro: presentarvi di notte, puntarmi una luce in faccia e restare lì imbambolati a guardarmi, senza proferir parola!».
L’ incontro è irreale, divertente, fantastico!
Ma che accade? Tuonano le bombe su Parigi. Celestina è intrappolata nel Louvre, a farle compagnia l’enigmatica e altrettanto curiosa amica: «Cosa accade a questo
mondo? Cosa passa per la testa a quest’uomo del nuovo secolo? È un uomo nuovo, rinascente, come il mio Leonardo?».
Un dialogo surreale in cui la fantasia e la dialettica dell’autore giocano con il fascino e i misteri che avvolgono la figura della Gioconda. Un pretesto per conoscere l’apice e il fondo dell’essere umano, dell’essere uomo: il genio di Leonardo contro la bassezza dell’uomo della guerra; lo spirito del Rinascimento contro il buio dei Nazionalismi e del razzismo.