In un’epoca di ansia globale, terrorismo, incertezza climatica e instabilità politica, una giovane coppia inizia la fatidica discussione sull’avere o meno un bambino, in un tempo serrato che non lascia spazio neanche al respiro. A pensarci troppo su, si finisce per non farlo più; ad affrettare la decisione, al contrario, si potrebbe incorrere in un disastro. Avere un bambino è una scelta da farsi per le giuste ragioni, pensano M. e W.: ma quali sono esattamente queste giuste ragioni? Che cosa verrà distrutto per primo in questa estenuante decisione? Il loro rapporto di coppia o l’ambiente? Lentamente il fuoco del testo si sposta sull’argomento ecologico, sulla salvezza del pianeta e sull’assicurare alle future generazioni dell’aria respirabile.
Finché non ci si rende conto che il punto diviene la capacità polmonare dei due personaggi in scena, con battute lunghe una pagina stampata. Così il dialogo franto,
elusivo, fatto di pensieri confusi, recriminazioni, deliri, frecciate e scuse, segue i protagonisti lungo le contorte traiettorie di una difficile scelta e delle sue conseguenze. E oltre: fra delusioni, rotture, riconciliazioni e un inaspettato finale, in cui il tempo subisce un’accelerazione spiazzante e commovente.
La nuova drammaturgia inglese, la coppia contemporanea, l’etica ecologica dei nostri anni 2000, due giovani interpreti talentuosi, una scena nuda e battute a perdifiato: Lungs (polmoni) è una pièce semplice, come respirare, e come il respiro ha un ritmo serrato di fiati, violento e delicato, struggente e divertente.