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15 Novembre 2024

SABATO 23 NOVEMBRE OPEN-DAY ALLA CITTÀ DELL’ARTE E DELLA MUSICA


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14 Novembre 2024

ULTIMO APPUNTAMENTO AL TEATRO PAOLO MAURENSIG CON LA RASSEGNA DOMENICALE DI TEATRO IN LINGUA FRIULANA


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la fondazione luigi bon

La Fondazione Luigi Bon nasce nel 1896, con l’intento di riunire attività sociali e artistiche per la comunità, costruendo l’attuale Teatro. Dal 1991, con la ristrutturazione, si distingue per la
didattica musicale e per stagioni musicali di rilievo
internazionale
.

Nel 2018 ha creato la Città dell’Arte e della Musica: una Filiera Musicale, unica in Italia, che inizia con il Centro per l’infanzia a indirizzo artistico-musicale e prosegue con un percorso dalla propedeutica musicale ai corsi di strumento fino a quelli di perfezionamento, dando a giovani musicisti la possibilità di
esibirsi al fianco di artisti affermati nelle proprie rassegne.

LO STAFF

Claudio Mansutti
Direzione 

Federica Repini
Direzione Artistica

Stefano Gorasso
Progetti Speciali

Fabiola Cudicini
Affitti Teatro Paolo Maurensig

Michela Pascoli
Segreteria organizzativa

Maddalena De Caneva
Segreteria didattica

Ai sensi dell’art. 9 comma 2 e 3 del D. L. n. 91 dell’8 agosto 2013 convertito con Legge n. 112 del 07 ottobre 2013,
si forniscono i seguenti nominativi    
 
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Nominato con delibera dell’Assemblea Ordinaria del 29/03/2022 incarico triennale a titolo gratuito

Andrea Giavon Presidente
Nato a Udine (UD) il 05-11-1957

Nominato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 29/03/2022

CV Andrea Giavon

Luciano Di Bernardo Vice Presidente
Nato a Cavasso Nuovo (PN) il 06-02-1947 

Nadia Cijan Consigliere
Nata a Losanna (Svizzera) il 04/03/1964

Nicola Cossar Consigliere
Nato a Ruda (UD) il 03/01/1954

Mario Pezzetta Consigliere 
Nato a Tricesimo il 10/05/1949

Luisa Simoncini Consigliere
Nato a Udine il 15/06/1954

Christian Tomadini Consigliere
Nato a Udine (UD) il 06/05/1971

*I membri del consiglio di amministrazione non percepiscono alcun compenso né rimborso spese.

Ai sensi dell’art. 9 comma 2 e 3 del D. L. n. 91 dell’8 agosto 2013 convertito con Legge n. 112 del 07 ottobre 2013,
si forniscono i seguenti nominativi    
 
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
Nominato con delibera dell’Assemblea Ordinaria del 29/03/2022 incarico triennale

Ruggero Baggio Presidente
Nato a Buja (UD) 14/04/1961

Laura Facini Revisore
Nata a Udine il 10/03/1965

Cristina Novelli Revisore
Nata a Grado (GO) il 30/09/1970

Senza Istruzione e Cultura non c’è Economia!

​Associazione delle istituzioni prima di beneficenza ed istruzione, poi di educazione ed istruzione.
Denominazione un po’ complicata, ma che da oltre mezzo secolo sta ad indicare tutte le iniziative sociali della piccola comunità di Colugna.
Istituzioni libere, autonome, spontaneamente nate e difese
in associazione con il centro sociale polifunzionale della Fondazione “Luigi Bon”, patrimonio reso solido e fiorente dall’avvedutezza amministrativa di chi s’è preso l’incarico della gestione con tanta buona volontà e con tanto entusiasmo nel fare cosa utile alla comunità di Colugna
senza interessi di parte. Con l’orgoglio friulano del fare da soli.​

Per il luogotenente della Serenissima prima era una Villa, poi Comune e Contea, per Napoleone distretto “Cantone” della città di Udine, per l’Austria e l’Italia parte del Comune di Feletto e dal 1927 frazione del Comune di Tavagnacco; Colugna si chiama così dal secolo XIII (la sua Chiesa dei Santi Pietro e Paolo è stata edificata nel 1384 e subì un incendio dai Turchi nel 1477). Non è però da escludere che la località in riva al Torrente Cormôr fosse denominata così sin dall’età romana, traendo la derivazione da Colònia (oggi Colonìa), toponimo romano di proprietà prediale. Nel 1600 la Villa di Colugna (139 abitanti) viene acquistata da Valentino conte di Lovaria e nel 1648 dal bergamasco Giovanni Maria Beretta, il cui nipote Francesco Giovanni (n. 1678, m. 1768) è nominato conte di Colugna.

Nel secolo XIX gran parte della zona è di proprietà di Antonio e di Leonardo Rizzani, la cui impresa edile nel 1870 costruisce l’acquedotto che da Lazzacco, attraverso Colugna, porta l’acqua a Udine. Nel 1884 Colugna (510 abitanti) subisce i primi effetti dell’industrializzazione del territorio udinese: una comunità di operai e di tecnici piemontesi costruisce e pone in attività due stabilimenti del Cotonificio Udinese, utilizzando l’energia prodotta dai salti d’acqua sul Canale Ledra-Tagliamento. I due stabilimenti vengono collegati fra loro con una ferrovia che attraversa il letto del Cormôr. Nel 1889 dalla Stazione ferroviaria di Udine giunge a Colugna la linea tramviaria che s’inoltra a S. Daniele del Friuli. La fermata posta ad eguale distanza tra i due abitati, è alla “Stazione Colugna-Casali dei Rizzi”. E nel 1894 sorgono, primi in Friuli, la fanfara e il coro del paese.

LUIGI BON (nato a Colugna il 18 ottobre 1888, morto a Udine il 5 marzo 1969), presidente dal 1905 al 1925 della Filarmonica (banda musicale), della Filodrammatica, della Biblioteca Popolare Circolante, della Scuola di disegno e di cucito;  dal 1925 al 1943 presidente dell’Associazione delle Istituzioni di beneficenza ed istruzione; dal 1943 al 1960 presidente dell’ente morale Istituzioni di educazione e istruzione professionale – Fondazione «L. Bon», della quale è nominato dal 1960 al 1969 presidente onorario. Con la Fondazione, che ha preso il suo nome, è stato benefattore munifico di tutte le Istituzioni di Colugna.

Diplomatosi ragioniere nel 1905 ha scelto la carriera bancaria presso la Banca del Friuli, di cui è stato direttore generale dal 1934 al 1968. Grand’Ufficiale e Cavaliere del lavoro è stato uno studioso deiproblemi economici del Friuli. Autore di numerose pubblicazioni dì economia tecnica e storia bancaria ha contribuito allo sviluppo economico friulano.

La musiche la si sint par naturàl istint …

Colugna è al confine del Comune di Tavagnacco: di qua Colugna con il campanile della Chiesa di Pietro e Paolo, di là il Comune di Udine con la Chiesa di Sant’Antonio della borgata cittadina dei Rizzi. C’è un confine amministrativo, ma le due borgate crescono insieme con molti dei loro abitanti pendolari per lavoro in città e occupati nei primi stabilimenti industriali sorti nelle vicinanze nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. All’inízio sono i frati del piccolo convento di Colugna a soccorrere le famiglie dei lavoratori in difficoltà, ma poi subentra lo spontaneo spirito di difesa che fa nascere sodalizi mutualistici, cooperative, leghe tra operai e contadini.
Il 24 giugno 1895 si forma a Colugna la Società Filarmonica e Corale, di mutuo soccorso ed istruzione, che si realizza con la fusione dei preesistenti gruppo corale e banda musicale. È la prima “luce culturale” che dovrà illuminare per quasi un secolo lo sviluppo delle comunità di Colugna e dei Rizzi.
Due comunità in continuo fermento dovuto anche alla progressiva formazione della civiltà industriale. Nella stessa piccola Colugna le iniziative spesso si accavallano con un certo spirito di emulazione, frammisto alla piccola polemica paesana. Ricordiamo un episodio entrato nella cronaca.
Nel luglio del 1913, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, Colugna programma tre giorni di gran festa e lo scoprimento dei busto dedicato al celebre musicisa nel cortiletto delle scuole elementari. Alla domenica c’è il gran ballo con l’orchestra del maestro Marcotti della «Rotonda» di Udine. Che ci sia stato sempre a Colugna spirito di contestazione lo si capisce dalle note di cronaca apparsa sul giornale «Patria del Friuli»: «Il ballo continuò fin tardi: e non è meraviglia, perchè l’orologio del campanile è fermo, non volendosi dare le chiavi per montarlo al santese vecchio, mentre il nuovo santese è riconosciuto ufficialmente. Piccola disarmonia nell’armonia del paese!».
La Filarmonica è il primo esempio di solidarietà e socialità paesana, perchè vive autonomamente, viene finanziata dai soci e dagli stessi musicanti; non manca, però, l’intervento paternalistico del più importante latifondista della zona del Cormôr e testimone di un’impresa edile, Leonida Rizzani di Feletto. E Rizzani per la sua munificenza diventa prima socio benemerito e poi presidente onorario della Filarmonica.
Appena diciassettenne con il diploma di ragioniere conseguito all’Istituto Tecnico «Zanon» di Udine, Luigi Bon, figlio di un commerciante di prodotti alimentari di Colugna, inizia la sua carriera presso la Banca di Udine che lo porterà con sessantadue anni di attività, ai vertici più alti della dirigenza di quella che diventerà poi la Banca del Friuli. Sarà un manager della finanza di chiara dottrina e altissimo costume morale. Ma la gente di Colugna lo scopre però suo leader sin da giovane e lo vuole presidente della Filarmonica, cui si affiancano ben presto la Filodrammatica e poi la biblioteca circolante. Negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale la gente di Colugna lavora per il 34 per cento nell’industria, per il 30 per cento nell’agricoltura, per il 25 per cento nell’artigianato, e per l’11 1 per cento nei servizi. Evidentemente c’è una necessità di migliorare le condizioni di vita con una migliore istruzione professionale e una serena occupazione del tempo libero. E nel 1923 Bon fonda la scuola professionale di disegno.
Corrono i tempi di una certa ostilità tra Stato e Chiesa e a Colugna negli anni ’20 è viva la concorrenza tra le istituzioni civili e quelle clericali: così sorge una filodrammatica parrocchiale e anche una squadra di calcio parrocchiale. Luigi Bon per dare una immagine solida e unica delle istituzioni civili, di cui è presidente (corpo bandistico, scuola di disegno, scuola di cucito, filodrammatica, biblioteca, asilo infantile) fonda un’associazione con varie sezioni, ognuna con un responsabile.
Nasce così nel 1925 l’Associazione delle istituzioni di beneficenza ed istruzione di Colugna e dei Rizzi. É Bon a trovare i fondi per l’acquisto del terreno su cui costruire la sede sociale con scuole professionali, asilo infantile e un bel teatro, omaggio gentile alla vocazione teatrale e musicale della gente e, in particolare, a Irma Blarzino, primadonna della Filodrammatica.
La nuova associazione aderirà all’Opera Nazionale Dopolavoro (Ond), organizzazione dopolavoristica del regime fascista.
L’idea di un centro sociale polifunzionale riescesce a mobilitare tutta la popolazione di Colugna e dei Rizzi, che si incontra alla sera e nei giorni festivi per dividersi i compiti: i contadini con i carri raccolgono ghiaia e sassi nel Torre e nel Cormor, i manovali formano i blocchi di cemento, mentre i muratori edificano. Il medico condotto Lodovico Castellani diventa impresario edile, Luigi Rizzi, consigliere comunale a Udine, in rappresentanza della frazione dei Rizzi, progetta la costruzione e si fa direttore tecnico dei lavori. Dimostrando uno spiccato spirito di indipendenza ed iniziativa nel giro di un anno la popolazione di Colugna costruisce un ampio fabbricato di stile liberty con un teatro, vanto dell’intera comunità. L’interno è composto di due sale a piano terreno: una ad uso asilo, l’altra, più ampia, a teatro; le sale superiori sono destinate alla biblioteca ricca di duemila volumi e alla scuola professionale di disegno conil materiale didattico donato dal Cotonificio Udinese. Il teatro comprende un vasto palcoscenico, una loggia superiore e vani annessi, capienza 105 persone; il velario e l’arredamento sono opera del tappezziere udinese Carlo Mattiussi. Spicca «veramente regale» al centro della sala del teatro un lampadario scolpito in legno e oro, opera del maestro della scuola di disegno, Salvatore Rizzi. Nel vestibolo e nella prima sala si possono, poi, ammiraredue lampadari in ferro battuto offerti dall’artigiano Antonio Dell’Oste e un’altra lampada in ferro battuto è opera di un giovane di Rizzi, Mindotti, allievo di quel grande artigiano udinese, che si chiama Alberto Calligaris.
Domenica 27 giugno 1926 alla vigilia della ricorrenza di San Pietro e Paolo, patroni di Colugna, l’inaugurazione.

«Un festoso scampanio dei campanili delle due chiese di Rizzi e Colugna annuncia l’inizio di una solenne cerimonia: l’inaugurazione della nuova munifica sede delle Istituzioni di beneficienza e di istruzione, che affratellano in semplice e solidale concordia le popolazioni dei due paesi contermini. Alle 9,30 giunge a Colugna l’Arcivescovo, Anastasio Rossi per la benedizione dell’edificio.
È ricevuto da tutta la popolazione locale con in testa il presidente Luigi Bon. Si forma un imponente corteo che, preceduto dalla banda, di cui è provetto ed appassionato direttore il maestro Giuseppe Lirussi, attraversa il paese e giunge nel magnifico piazzale dedicato a Giuseppe Verdi ove sorge il fabbricato. Qui gli ospiti sono ricevuti dal dottore Lodovico Castellani e dai membri del consiglio di amministrazione. Tra un allegro scampanio risuonano applaudite le note della Marcia Reale e, quindi, c’è il discorso di Bon, che fa la storia dell’Associazione da lui presieduta.
E l’Arcivescovo plaude alle istituzioni promosse dalla Filarmonica; rileva come da essa dipendano i capisaldi del benessere sociale e cioè: educazione istruzione, lavoro e risparmio. Segue «una visita» alle varie sale dell’edificio e quindi alle autorità è servito un signorile rinfresco durante il quale vengono rinnovati i più fervidi voti per il sempre maggior incremento di così benefiche istituzioni.
Nel pomeriggio si svolgono con intervento di numeroso pubblico, venuto anche dalla città i festeggiamenti popolari rallegrati tanto a Colugna come ai Rizzi dalle bande di Colugna e di Plaino e dal Corpo Corale.
Alla sera l’inaugurazione della sala teatrale, con la recita da parte della ottima compagnia della Filologica della bella commedia «Par la Patrie» e di un indovinato monologo della farsa «Un truc di gnôve date». Tutti i provetti artisti sono calorosamente applauditi da un affollatissimo pubblico che gremisce il teatro.
Dopo lo spettacolo viene offerta una sontuosa cena nella sala del ristorante da Giacinto Lazzarini.
L’animazione dura fino a tarda notte così a Colugna come ai Rizzi, i due paesi uniti in così mirabile concordia di intenti e di nobili aspirazioni» (dal «Giornale del Friuli» del 29 giugno 1926).

Il 6 novembre 1936 su proposta del vice direttore della Banca del Friuli, Giuseppe Zilio si forma un fondo in denaro per il sostegno delle Istituzioni di Colugna. La proposta avviene per festeggiare i trent’anni di anzianità di servizio del direttore Luigi Bon, che è presidente, pure da un trentennio, delle Istituzioni di Colugna e Rizzi. La Banca del Friuli mette a disposizione del fondo 2000 lire e 1000 lire le mette l’amministrazione del Cotonificio Udinese: a queste offerte si uniscono i dipendenti della Banca con una lira ciascuno. Con l’offerta conclusiva di 2000 lire da parte di Bon sorge la Fondazione che prende il nome dello stesso fondatore Luigi Bon: capitale versato 7000 lire, investito poi in titoli di «Rendita Italiana 5%» e più tardi in azioni della «Friuli».
«Tutte le ulteriori assegnazioni periodicamente fatte dal fondatore in conto capitale andranno ad aumentare il patrimonio della Fondazione e soltanto le rendite potranno essere spese per gli scopi dell’Ente». Da esperto e avveduto dirigente della Banca del Friuli, trasferisce nel patrimonio della Fondazione anche la sua grande fiducia sulla banca e sul deposito a risparmio. «Il risparmio – scrive Bon – è un fattore dinamico del progresso economico, capace di creare nuovo risparmio nel rispetto della formula: produrre di più per consumare di più e risparmiare di più».
Il denaro – secondo lui – va affidato alla banca, perchè esso lo possa destinare con oculata prudenza a utili e sane iniziative, nell’interesse generale. Parole sante e ben rispettate, se la Fondazione potrà acquistare nel 1938 nuovi terreni e costruire nuovi edifici per altre sette aule per le scuole e l’asilo.
Sono tali e tante le garanzie e la fiducia degli amministratori che non ci si preoccupa di ufficializzare per la Fondazione e l’Associazione il riconoscimento giuridico. Solamente quando si corre il grave rischio che tutti i beni mobili ed immobili vengano trasferiti d’autorità all’Ente Comunale di Assistenza si inizia la pratica del riconoscimento giuridico di Ente morale con autonomia patrimoniale. «Trasformarsi da proprietari ad affittuari sarebbe davvero sconfortante» scrive Bon e tramite l’appoggio del Provveditore agli Studi, Ciro Bortolotti, molto conosciuto tra gli studenti dell’Istituto Tecnico «Zanon» di Udine, fucina di bravi ragionieri ed amministratori, la causa di Bon viene caldamente perorata a Roma presso il Ministero dell’educazione nazionale.
Soltanto con Regio Decreto del 24 maggio 1943, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 150 del 1 luglio 1943, il riconoscimento giuridico arriva, firmato Vittorio Emanuele III, re d’Italia e di Albania, Imperatore d’Etiopia.

Così nasce l’Ente «Istituzioni di educazione ed istruzione professionale – Fondazione Luigi Bon» di Colugna di Tavagnacco (art. 1 dello Statúto) con lo scopo di curare e diffondere l’istruzione professionale e l’educazione a favore degli operai, artigiani, dei rurali e dell’infanzia. «L’ente mantiene per il raggiungimento dei suoi fini (art. 2 dello Statuto) corsi maschili di disegno e cultura professionale, una scuola femminile di economia domestica, cucito, taglio e ricamo, un asilo infantile.
Inoltre, ricollegandosi alle sue originarie tradizioni culturali, mantiene, nei limiti del proprio bilancio, con organizzazione a carattere dopolavoristico, una scuola di musica, un corpo bandisti- co, una sala di lettura e biblioteca circolante, una sezione filodrammatica, una sezione sportiva, una sezione rurale.
Con deliberazione degli organi competenti e subordinatamente alle disponibilità del bilancio, dopo aver assicurato il funzionamento dei corsi di cui al 1 o comma del presente articolo, potranno essere attuate altre iniziative aventi sempre lo scopo di elevare moralmente e spiritualmente le classi lavoratrici, secondo i principi dello Stato fascista.
L’Ente (art. 4 dello Statuto), per il raggiungimento dei suoi scopi, dispone dei seguenti mezzi:

  • rendita della Fondazione Luigi Bon;
  • reddito degli immobili di proprietà;
  • quote mensili dei soci;
  • tasse o quote di iscrizione e frequenza ai corsi professionali e all’asilo;
  • contributi di enti pubblici e privati e di singoli benefattori.

Quando Bon muore, nel 1969, a 82 anni, lascia un libretto di risparmio intestato alla Fondazione e, in una misura altrettanto munifica intervengono gli eredi diretti, la moglie Irma Blarzino e la nipote Giuliana Volpini.
Dopo una breve gestione dell’Associazione delle Istituzioni da parte del vice presidente Antonio Stella chiamato alla carica di primo cittadino, presidente diventa Severino Feruglio, figlio di un’ortolana che durante la prima guerra mondiale aveva venduto i prodotti degli orti di Colugna e dei Rizzi a Udine in piazza Mercatonuovo.
Feruglio (cognome notissimo nella frazione di Feletto Umberto) è divenuto popolare in Friuli come calciatore militante per un ventennio nella squadra dell’Udinese. La sua versatilità è tale che, pur diventando famoso come calciatore, fa altri mestieri: negoziante, impiegato statale, impresario edile e infine agricoltore. E se tutto ciò non bastasse partecipa attivamente alla guerra di liberazione, prigioniero e torturato dai nazisti è, per un periodo, anche comandante della polizia a Udine.
Come membro del consiglio direttivo dal 1945 assieme alla moglie Pia Solerti frequenta molto vo- lentieri il centro ricreativo, i balli e i concerti a Colugna e conosce da vicino le grandi qualità di uomo e manager del Cavaliere del Lavoro Luigi Bon. Questi, a sua, volta, lo ammira tanto da considerarlo «compaesano che si è fatto onore» e lo segnala come suo successore alla presidenza dell’Ente. Infatti dopo quasi un biennio di presidenza di Stella (sindaco del Comune di Tavagnacco), alla vigilia delle feste natalizie del 1961 Severino Feruglio è nominato presidente delle Istituzioni colugnesi. Ha 42 anni di età e ha ancora tanto entusiasmo e tanto affetto per il suo vecchio paese da mettersi al lavoro. È un costruttore e come tale s’interessa subito a ristrutturare tutti gli edifici del Centro: dal teatro ai locali della scuola materna; sui quali il tempo si fa sentire. La scuola materna è sempre aperta, mentre solo per qualche anno si apre la scuola femminile serale di cucito ed economia domestica. Sino al 1974 funziona la scuola di disegno, che si chiude per mancanza di allievi. Si passa all’istituzione del corso di orientamento musicale e d’indirizzo strumentale-corale, che si ripete ogni anno per diciassette anni; lascia nel 1991 il posto alla nuova scuola di musica.
Da sportivo com’è Feruglio nel 1967 riesce ad ottenere dal Comune di Tavagnacco un terreno, che i soci e altri volontari, lavorando gratuitamente, trasformano in elegante campo di gioco a disposizione della sezione sportiva dell’Ente. E così nascerà pure un campo e il circolo del tennis nel 1991.
In seguito al terremoto del 1976 i fabbricati dell’Ente sono gravemente danneggiati. Soltanto nel 1989 può essere varato il progetto di ristrutturazione dell’architetto Giuseppe Vacchiano che viene ultimato nel 1991 grazie al finanziamento della Regione Friuli-Venezia Giulia secondo l’articolo 8 della legge regionale per i beni ambientali n. 30/1977 con la partecipazione delle Istituzioni per la quota parte dei lavori non compresi dal finanziamento regionale.
Allo scadere del trentesimo anno di presidenza, Severino Feruglio riesce ad assicurare la continuità dell’insegnamento della musica con una convenzione tra l’Ente e il Piccolo Teatro della Città di Udine.
Colugna non è più un paese di ortolani, piccoli artigiani, operai, emigranti, ma con una popola zione in gran parte occupata nel cosidetto terziario, Colugna è un cuscinetto residenziale tra una zona commerciale e industriale (Tavagnacco – Feletto Umberto) e una zona sportiva, universita ria e di richiamo fieristico (Rizzi e Torreano). Il movimento e il flusso di persone non residenti hanno mutato tradizioni ed abitudini di Colugna, legandola maggiormente alla città a ai suoi servizi. Gran parte dei bisogni che la «Fondazione Bon» aveva soddisfatto sono passati in carico alle istituzioni dello Stato come la preparazione professionale deì giovani, il soccorso mutualistico, l’assistenza infantile.
Può anche sembrare che la Fondazione non abbia più scopi da perseguire, se non ci fosse tuttora viva nella gente la voglia di associazionismo, il bisogno della solidarietà, il volontariato e un sempre crescente bisogno di cultura e di sana ricreazione sia tra giovani che tra gli anziani.
Il rinnovo dei locali del vecchio centro sociale costruito negli anni ’20 e ristrutturato nel 1991 (progetto dell’architetto Giuseppe Vacchiano, impresa edile Candido) è oggi a disposizione della comunità non solo di Colugna ma della stessa città. Il piccolo teatro di Luigi Bon è un’ottima struttura dove potrebbero trovare la loro sede i tanti complessi teatrali udinesi, mentre nei locali sinora adibiti ad asilo infantile si apriranno grandi spazi per la scuola di musica.
Seguendo l’esempio di Bon, Feruglio ha valorizzato il cespite della Fondazione secondo le regole del risparmio affidato alla banca. Grazie all’oculata amministrazione del fondo oggi le Istituzioni di Colugna hanno autonomia patrimoniale che permette una nuova programmazione nel rispetto delle tradizioni della vivace comunità.

Si deve alla costante presenza del maestro don Gilberto Pressacco se la scuola ha avuto uno sviluppo e soprattutto un successo che è andato ben oltre i confini della comunità colugnese.
Nel 1974 le scuole professionali delle Istìtuzioni di Colugna vennero chiuse per mancanza di allievi e seguendo il filone tradizionale della comunità, si volle istituzionalizzare una scuola di orientamento musicale ad indirizzo strumentale e corale. In certo qual modo la nuova scuola è servita a strutturare e integrare anche il programma di studi della vecchia scuola di orientamento bandistico.
Si deve alla costante presenza del maestro don Gilberto Pressacco se la scuola ha avuto uno sviluppo e soprattutto un successo che è andato ben oltre i confini della comunità colugnese. In diciotto anni (la scuola ha chiuso i battenti nel 1991 sostituita dalla scuola in gestione del Piccolo Teatro Città di Udine) si sono avvicendati numerosi allievi (media annuale quaranta) che seguivano i corsi di studi della durata di tre anni. Ciascun corso comprendeva 432 ore di lezione di teoria, solfeggio e storia della musica. Ogni settimana c’era l’esercitazione pratica allo strumento (pianoforte o chitarra). Alla fine di ogni anno scolastico veniva effettuata una prova di maturità davanti agli insegnanti della scuola e del Liceo musicale «Tomadini» di Udine e quindi gli allievi davano pure un saggio della loro capacità nel teatro di Colugna, festeggiando l’avvenimento con le proprie famiglie ed i consiglieri delle Istituzioni.
Alcuni allievi hanno proseguito lo studio della musica al Liceo musicale udinese, altri hanno accompagnato nella Chiesa parrocchiale la Liturgia domenicale suonando vari strumenti e altri ancora si sono inseriti nel coro (durante i corsi avevano partecipato ad esercitazioni collettive di canto), altri nella banda di Colugna e in altri complessi musicali del Friuli.
Il maestro Gilberto Pressacco è stato affiancato nell’insegnamento da: Alessandro Nascimbeni, Giuliano Medeossi, Stefano Blancuzzi, Anna Mindotti (da allieva è diventata insegnante), Claudio Zinutti, Silvio Carnevalettí, Dario Braidotti, Fabio Cadetto.

La Prime Luus di Colugna, illuminante l’arte della musica di almeno tre generazioni di colugnesi, trovò nel 1991 la propria continuità nel Piccolo Teatro della Città di Udine, che pose nei locali del centro sociale di via dei Patrioti la sede della sua scuola musicale.
La scuola venne diretta dal prof. Ugo Cividino, docente presso il Conservatorio di Udine. Assieme a Cividino sovraintese agli studi la moglie prof. Franca Bertoli, avvalendosi anche dell’opera di insegnanti diplomati presso il Conservatorio udinese.
La scuola accolse i bambini a partire dall’età di tre anni e aiutò ad educarli alla musica, all’uso di strumenti musicali e al coro vocale secondo il metodo moderno d’insegnamento «Edgar Willems», facendo parte, a sua volta, della Scuola di formazione musicale globale del Piccolo Teatro. Nel suo primo anno d’insediamento nel centro sociale di Colugna l’istituzione organizzò con la partecipazione di alcuni famosi docenti europei due seminari per la didattica strumentale per i giovanissimi e di musica da camera e d’interpretazione pianistica.

Nel nuovo teatro «L. Bon» ebbe luogo un applaudito concerto degli allievi della scuola con un doppio coro di voci bianche, pianoforte a quattro mani, violini, violoncelli, clarinetto, flauto, metallofono e xilofono cromatico.

Negli anni ’20 la gioventù di Colugna e dei Rizzi è alla ricerca di inserirsi nel mondo del lavoro e nei mestieri dei padri generalmente occupati in attività artigianali, in funzione alle richieste che venivano dai consumi della vicina città.
Anche i piccoli proprietari contadini molto spesso si dedicavano all’artigianato. Gli operai erano numerosi nel comparto dell’edilizia, molto sviluppato nell’opera di ricostruzione del dopo guerra, ma non mancavano gli operai della metallurgia occupati o presso le Officine Bertoli di Molin Nuovo e piú spesso alle Ferriere di Udine. Numerose erano anche le operaie impiegate come cotoniere nei due stabilimenti del Cotonificio Udinese, ma come abbiamo già rilevato molti erano i lavoratori autonomi: sarti, falegnami, meccanici, battirame, cestai, calzolai, tessitori, tintori, seggiolai, maniscalchi.
Per andare incontro alle esigenze dei giovani Luigi Bon nel 1923 chiamava a Colugna un attivo geometra e insegnante di disegno di Udine, Giovanni Moro perché desse l’avvio ad una scuola professionale di disegno, assieme all’insegnante Leopoldo Stefanutti.
Nell’insegnamento c’erano anche nozioni di cultura generale per apprendisti e per maestranze, si preparavano i giovani non solo al disegno, ma anche alla gestione contabile aziendale.
La quota di ammissione e di frequenza era di lire dieci annue, ma poi si è anche arrivati a molte ammissioni alla scuola a titolo gratuito. Da un primo avvio di ventidue allievi, si giunse dopo due anni alla direzione di un perito locale, Giobatta Taddio, il quale riuscì a portare la scuola a settanta-cento allievi tanto da dover trasferirsi nel 1930 dalle vecchie scuole elementari alla nuova sede della via del Tram (ora dei Patrioti) nel centro sociale, costruendovi due aule.

Gli insegnanti erano:

  • Giobatta Taddio: disegno applicato alle professioni, geometria descrittiva, prospettiva, nozioni di tecnologia;
  • Salvatore Rizzi: disegno elementare, collettivo, geometrico e d’ornato e disegno decorativo;
  • Pietro Vicario: nozioni di matematica, fisica, chimica elettrotecnica;
  • Celio Pellarini, cultura generale, computisteria e legislazione fascista;
  • Silvio Foi: elementi di aritmetica e contabilità artigiana.

Sul modello della scuola di Colugna si sono formate altre scuole in altri paesi della provincia che hanno formato il Consorzio per l’istituzione tecnica di Udine (anno 1923).
La direzione di Taddio ha registrato un vero boom: cinque corsi serali dalle ore 19 alle ore 22 di ogni giorno lavorativo e quattro corsi festivi per le maestranze operaie. In totale 1800 ore di lezioni in un anno scolastico per un centinaio di allievi, che provenivano da tutta la zona di Tavagnacco, dei Rizzi e di Pagnacco. Fra gli allievi ci sono stati anche due giovani che poi sarebbero diventati famosi uomini politici su fronti opposti: Amerigo Clocchiatti di Colugna e Mario Toros di Feletto Umberto. E vi impararono l’arte del disegno anche giovani che diventarono poi ottimi imprenditori come Astante Ciani, Lirussi e Gobessi, Rizzi e Damiani, Tami e Delnin ecc.
La crescente frequenza degli allievi spinse l’Associazione delle Istituzioni a costruire nel 1938 (progetto di Taddio e lavori dell’impresa Bettuzzi) altre due aule e un gabinetto scientifico, sempre nelle adiacenze del teatro.
Durante la guerra 1940-1945 la scuola serale di disegno si trasformò in scuola diurna, limitatamente ai pomeriggi del sabato e della domenica mattina con corsi liberi di istruzione tecnica: alla direzione, scomparso Taddio, ritornò per sette anni Giovanni Moro, divenuto funzionario tecnico del Comune di Udine. In questi anni la scuola costituì una sua filiale nella borgata udinese di Laipacco.
La frequenza ai corsi tendeva a diminuire per il dirottamento dei giovani verso la scuola media. Nel 1956 la scuola di disegno è stata aggregata all’Istituto Professionale di Stato e nel 1962 cambiò indirizzo sviluppando corsi liberi triennali di disegno specializzato per l’edilizia. Il corpo insegnante era composto, via via nel tempo, anche da colugnesi, fra i quali Diego Gobessi, Rizieri Giavon, Ercole Scoziero, Ferruccio Castellani, Giovanni Foi, Liano Zoratti, Vincenzo Messina. La frequenza è stata sino agli anni ’60 di una media di trenta allievi all’anno ma poi si ridusse ulteriormente, al punto che nel 1973 venne deciso di chiuderla.
La gioventù locale non dimostrava più interesse per l’artigianato, anche perché si era aperto all’occupazione il terziario nei settori dei servizi e del commercio.

DIRETTORI .- Giovanni Moro (1923), Giobatta Taddio (1926), Giovanni Moro (1942), Salvatore Rizzi (1949), Severino Mizza (1958), Quinto Driussi (1961), Giobatta Ellero e Umberto Sticotti (1962), Vittorino Gregoratto (1965), Pietro Fontanini (1971)

PRESIDENTE : Renzo Lavia.

SEGRETARIO : Francesco Clemente.

CONSIGLIERI : Gianni Caruso, Mauro Malisani, Maria Grazia Passon, Bianca Treppo Maranzana.

CASSIERE : Monica Comuzzo.

DIRETTORE ARTISTICO : Renzo Lavia.

La Società Filodrammatica di Colugna è nata nel 1912 da un gruppo di giovani appassionati di teatro friulano, fra i quali Silvio Foi che doveva essere a lungo il regista e l’animatore della compagnia. Con lui però furono dei veri animatori Pietro Colombo, Emilio Rizzi e Aurelio Bonanni, Antonio Gobessi. Fra le signorine dei paese si ponevano in evidenza Aquilina Spizzo e Clotilde Sacchi, alle quali poi si aggiunse Irma Blarzino. Le recite avvenivano nell’osteria «Al Cotonificio». Appena dopo due anni di attività la Filodrammatica si disperse a causa della guerra mondiale.

Soltanto nel 1920 la compagnia dei filodrammatici si ritrovò per le recite nella Sala «Derna» e ancora nell’osteria «Al tram». Irma Blarzino divenne la prima donna e il presidente della Filodrammatica Luigi Bon se ne innamorò tanto da sposarla. Ed è stato come un regalo di nozze la costruzione del teatro, ove il regista Silvio Foi ha potuto finalmente far esibire la sua compagnia in recite in friulano e in veneto con un ottimo grado di preparazione.

Negli anni ’30 la compagnia formata da Cellerino Ciani, Ercole, Romildo e Diego Gobessi, Anchise Cornuzzi, Mafalda Beltramini e Manlio Driussi ha saputo ben rappresentare con successo una serie di commedie: La zia di Carlo, L’austriaca, Addio giovinezza, L’ultimo lord, Una lampada alla finestra, L’antenato, Sarà stato Giovannino.
Purtroppo la seconda guerra mondiale interruppe l’attività della filodrammatica, che nel dopoguerra riprese per l’intraprendenza e passione del nuovo regista Ercole Gobessi, del presidente Salvatore Rizzi e l’appassionato apporto di Rizieri Giavon, Maria Bulfone e Iliorina Gos. Sono state allora portate sulle scene: Romanticismo, L’avvocato difensore, Tristi amori, Il palison dal màrtar e Vin dell’angelo. È succeduta un’altra parentesi di inattività che si prolungò anche a causa dell’inagibilità del teatro danneggiato dal terremoto del 1976. Ma, ospite di altre compagnie teatrali, la Filodrammatica è brillantemente risorta con il nome di «La prime luus» per l’impulso dato da Edi Gobessi, Franco Mindotti, Enzo Lavia, Margherita Freschi.

Il 20 ottobre 1979 la nuova filodrammatica ha debuttato nell’auditorium di Feletto con una commedia in friulano: «II test di sâr Pieri Catûs» di G. Marioni. Il successo ottenuto e il grande consenso del pubblico hanno stimolato la continuazione dell’attività, che più tardi è riuscita ad allestire i seguenti lavori:

  • anno 1980: «Napoleons tâI Cormôr» di G. Michelutti; «In nomine Patris» di P. Degano;
  • anno 1983: «L’anel striât» di B.P. Pellarini;
  • anno 1984: «La casa di Bernarda Alba» di F.G. Lorca;
  • anno 1986: «Siôr Todero Brontolon» di C. Goldoni;
  • anno 1987: «11 liròn di siôr Bortul» di G. Marioni;
  • anno 1989: «I rùsteghi» di C. Goldoni

e infine nel nuovo teatro di Colugna «Amôr in canoniche» di B.P. Pellarini in una serata per soli soci nel dicembre 1991.
La strada degli autori friulani è una strada da percorrere perché rinsalda le nuove generazioni alle radici del passato.
La strada degli autori friulani è stata imboccata anche dal gruppo dei più giovani della Filodrammatica. Viene intrapresa in un modo originale che solo l’inventiva giovanile sa dare. Ecco perché il consiglio direttivo de «La prime luus» ha dato vita ad una sezione giovanile.

In realtà si è trattato di finalizzare l’entusiasmo di alcuni ragazzi, che avevano manifestato l’intenzione di avvicinarsi al teatro in seguito ad un «musical» organizzato durante i festeggiamenti di Colugna per il Natale 1991.
In quell’occasione per la parte recitativa dello spettacolo questi ragazzi si erano avvalsi della collaborazione di Paolo Rota, colugnese adottivo, che frequentò il primo corso della civica scuola di teatro in friulano diretta all’epoca dal noto attore udinese Nico Pepe, e che attualmente fa parte della compagnia della «Loggia» di Udine.
Successivamente è nata quindi l’idea di realizzare uno spettacolo «per divertire e divertirsi», idea che si è concretizzata dopo circa un anno di prove, il 29 febbraio 1992, quando questi ragazzi della compagnia «Le prime luus» sotto la regia di Rota hanno messo in scena due atti unici. Il primo «Il trovatore Antonio Tamburo» di Pietro Zorutti, un classico del teatro friulano, più conosciuto come «La marcolfa», nel quale la parte del trovatore era affidata a Mauro Malisani, mentre la marcolfa era interpretata dalla giovanissima Federica Caruso, il bellandante era Francesco Clemente e Gianluigi Lavia faceva il narratore.

Il secondo atto unico, denominato ironicamente «Rumors» (un misto tra inglese e friulano) era la rivisitazione del primo dei tre atti della brillante commedia di Michael Frayn «Rumori fuori scena». Ne ricordiamo gli interpreti: Sara Gobessi, Alberto Clocchiatti, Tiziana Rovida, Mauro Malisani, Roberta Assaloni, Gianluigi Lavia, Federica Caruso, Annachiara Nerboni e, infine, Francesco Clemente.
L’entusiasmo del gruppo giovanile della Filodrammatica rinsalda così le nuove generazioni alle radici di un passato fatto di altrettanto entusiasmo e passione per il teatro. Nel 1999 con la regia di Paolo Nicli la compagnia ha messo in scena “ALDE DAI FRUS” di Gianni Gregoricchio.

PRESIDENTI .- Luigi Bon (1912), Silvio Foi (1925), Salvatore Rizzi (1950), Giovanni Foi (1980), Pietro Comuzzo (1982), Giovanni Foi (1983), Paolo Righini (1987), Edi Gobessi (1989), Renzo Lavia (1999).

REGISTI .- Silvio Foi, (1912), Ercole Gobessi (1946), Giovanni Foi (1979), Paolo Rota (1996), Edi Gobessi (1994), Paolo Nicli (1999), Giovanni Cismondi – Andrea Chiappoli (2001).

Negli anni successivi la prima guerra mondiale, quando sembrava ormai che la pace avrebbe regnato per sempre, crebbe l’indice di natalità. L’occupazione femminile nei due stabilimenti del Cotonificio Udinese fece sentire l’esigenza della costruzione di un asilo infantile, che venne inaugurato assieme al centro sociale di via del Tram nel 1926. Alla presidenza della cosidetta giunta di vigilanza dell’asilo venne chiamato il socio Fabio Bon, e, grazie all’intervento dell’attivissima responsabile della sezione assistenza e beneficienza, Giovanna Fantuzzi-Zearo, si poterono ospitare una quarantina di bambini di Colugna e dei Rizzi.

L’insegnamento e l’assistenza venivano dati dalle signorine Della Schiava e Gina Cojutti.
I locali dell’asilo nel 1938 subirono il primo ampliamento.
Nel 1945 alla presidenza fu nominato Girolamo Cesselli e la maestra Cojutti fu affiancata da Irma Bettuzzi.
Dopo alcuni lavori di adattamento delle cucine nell’aprile del 1949 la gestione dell’asilo di Colugna, non più anche dei Rizzi, passò all’Onair, mentre l’Associazione delle istituzioni assicurava un contributo annuo e il pagamento delle spese per il riscaldamento.
Nel 1972 l’asilo, divenuto scuola materna, è stato affidato dall’Associazione al Comune di Tavagnacco, dopo essere stato ampliato con la costruzione di altre due aule, moderni servizi igienici e cucina.
L’Associazione delle Istituzioni è rientrata in possesso dei locali nel 1992.

A norma dello statuto (art. 2) nel 1925 all’atto della costituzione dell’Associazione di tutte le istituzioni di Colugna è stata creata una sezione che potesse svolgere un programma di attività a favore dei giovani agricoltori, sebbene la popolazione locale si stesse indirizzando prevalentemente verso l’artigianato. Presidenti delle sezioni furono Giuseppe Lodolo, Giovanni Bulfone e Eliseo Rizzi. Il presidente Bon decise l’acquisto di una seminatrice meccanica che venne per anni utilizzata a turno dai contadini di Colugna e dei Rizzi. Nel 1935 sono stati chiamati il segretario dell’associazione, Silvio Foi e Gino Gobessi, bidello al Ginnasio-liceo «Stellini» di Udine, a costituire le premesse per la selezione genetica dei conigli e dei capretti. Nel 1938 fu allestita una mostra. Grazie agli allevamenti avicunicoli le famiglie locali hanno potuto affrontare le difficoltà alimentari degli anni critici dell’economia autarchica obbligata dalle sanzioni internazionali adottate nei confronti dell’Italia. Lo sviluppo economico della zona di Colugna negli anni del dopoguerra contribuì alla chiusura della sezione.

Dopolavoro
Nel 1927 e nel 1928 si è tentato di adattare il teatro a sala cinematografica ma l’esperimento non è riuscito. Negli anni ’30 le Istituzioni, aderendo all’Opera Nazionale Dopolavoro, hanno nominato un comitato per i trattenimenti sociali, che ha utilizzato il teatro per feste danzanti. Anche nelle estati del dopoguerra con la creazione del Circolo Ricreativo (Cral), aderente all’Enal, si sono ripetute diverse serate danzanti, festeggiamenti, pesche di beneficienza nell’area antistante il centro sociale.
Nel 1965 vennero definitivamente sospese le feste danzanti e il comitato ha organizzato numerose gite sociali, alle quali hanno partecipato gli allievi delle scuole professionali.

Scuola di economia domestica e cucito
La scuola venne aperta in via sperimentale nel 1930 e funzionò per venti lezioni annue con una ventina di allievi sotto la direzione dell’insegnante Gina Cojutti, che piú tardi si avvalse anche dell’aiuto della sorella Maria.
Venivano insegnati nozioni di economia domestica (sistemazione e governo della casa, alimentazione, igiene, puericoltura) cucito, ricamo e taglio: nella mattinata di domenica dalle ore 9 alle 12 e al sabato dalle 17 alle 19 con una frequenza media di trenta allieve nei dieci anni successivi divise in tre corsi.
La scuola fu chiusa negli anni della guerra ed ebbe alcune riprese nel 1950 e nel 1965.

Gruppo calcistico Colugna
La sezione sportiva dell’Associazione delle Istituzioni si costituisce alla fine del 1929 con una squadra di ginnastica e di boxe. Il presidente Rizieri Gos un anno dopo iscrive al campionato di seconda categoria dell’Unione Liberi Calciatori (Ulic) una squadra di calcio sotto il nome di Rizzi-Colugna.

È una squadra dì giovani dei due piccoli paesi che fa fatica a confrontarsi con le avversarie, che, invece, possono contare su calciatori provenienti dalla città e dai centri viciniori. L’industria del Cotonificio Udinese dovendo far giocare sul suo campo di gioco due squadre può dare ospitalità a Rizzi-Colugna per gare da iniziare alle 12,30, in un’ora in cui diversi giocatori frequentano la scuola professionale festiva di Colugna.

È così che la squadra di Rizzi-Colugna non è mai puntale alle partite e l’Ulic la condanna a ritirarsi ben presto dal campionato e quindi a sciogliersi. Ma i ragazzi più giovani su iniziativa di un ex emigrato, Hermann Raspelli, che ne diventa l’istruttore, formano una squadretta, in cui gioca anche il ragazzino Feruglio, che poi sarebbe diventato il famoso calciatore dell’Udinese con il popolare soprannome di «Uaine».

Nel 1931 sotto la presidenza della sezione di Arturo Ciani e con la direzione di Girolamo Cesselli sorge la squadra della Virtus che disputa una lunga serie di partite amichevoli con le rappresentative dei paesi vicini e nel 1932 si reiscrive al campionato dell’Ulic con il vecchio nome di Rizzi-Colugna e la maglia a striscie giallorosse.

In quel campionato la squadra finisce al terzo posto dopo Pozzuolo e Pasian di Prato, ma prima dell’Itala di Udine e del Basiliano. Dopo una nuova serie di partite amichevoli la squadra di calcio si scioglie definitivamente, mentre la sezione sportiva si limita all’organizzazione di gare podistiche, di marcia e corse ciclistiche, sospendendo la sua attività nel 1936.

Soltanto nel 1964 per iniziativa di Sergio e Lino Zaninotti, Marcello Nerboni, Pierino Prest e Ivo Clocchiatti rinasce la squadra di calcio giallo-rossa che si iscrive al campionato juniores della Figc (Federcalcio), ma a Colugna non c’è il campo sportivo e quindi bisogna utilizzare il rettangolo dei Rizzi. Grazie all’interessamento del nuovo presidente Feruglio, il Comune di Tavagnacco concede alle Istituzioni un terreno a Colugna da destinare a campo per il gioco del calcio. Come è stato fatto per tutte le strutture del centro sociale e dei teatro, così si fa per il campo sportivo: sono i soci a costruirlo, lavorando gratuitamente.

Con la realizzazione del campo sportivo si forma nel 1967 il G.C. Colugna e il Comune di Tavagnacco affida la gestitine del campo alle Istituzioni, che trovano nel socio Lido Zaninotti il gestore ideale per impegno e per dedizione. Infatti Zaninotti, dopo essere stato calciatore e di lunga milizia nella squadra, la cura sotto tutti gli aspetti organizzativi, dedicandosi anche alla manutenzione dell’impianto.

Il Gruppo Calcistico Colugna dal 1966 al 1971 partecipa al campionato di terza categoria vincendolo per passare nel 1971-72 in quello di seconda categoria, dove però resiste per una sola stagione, continuando a giocare nella terza categoria. Nel 1973 il Colugna vince il campionato juniores con la guida dell’allenatore Renato Rizzi e dal 1977 in poi conta su ben cinque squadre (pulcini, esordienti, giovanissimi, allievi). Nel 1982 vince con la squadra «pulcini» il campionato del Centro Sportivo Italiano.

Il vivaio del Colugna è ora curato con la collaborazione con la società calcistica di Tavagnacco.

Dalle file giallo-rosse sono usciti dei bravi calciatori come i portieri Zanutti e Vosca, il centravanti Riù, il centrocampista Giorgio Frassinetti, troppo presto deceduto a causa di un incidente automobilistico: al suo nome Colugna ha dedicato il campo sportivo.

PRESIDENTI : Rizieri Gos (1929), Arturo Ciani (1931), Girolamo Cesselli (1932), Sergio Zaninotti (1964), Pierino Prest (1967), Ivo Clocchiatti (1968), Lido Zaninotti (1969), Mario Pittolo (1976), Luciano Zaninotti (1981), Nereo Pocecco (1982), Giuseppe Quaino (1983), Adriano Tasca (1985), Giorgio Gobessi (1989), Danilo Palui (2000).

Gruppo tennis Colugna
Il G.T.C. si è costituito nel marzo 1991 a seguito della disponibilità di un campo di tennis privato. Il fine principale dei soci fondatori è di coinvolgere il maggior numero di persone possibile del paese di Colugna per socializzare e divulgare la pratica del tennis. Il Gruppo segue i principi delle Istituzioni, basandosi sull’autoresponsabilità dei soci e sulla gestione autonoma delle iniziative per manifestazioni, incontri e per corsi riservati a giovanissimi con maestri qualificati. È intendimento del Gruppo ampliare l’impianto sportivo adeguandolo alla consistenza del numero degli atleti.

PRESIDENTI : Ivano Clocchiatti (1991)

Gruppo Basket
Nasce come ASSOCIAZIONE BASKET AMATORI COLUGNA, poi si trasforma e diventa ASSOCIAZIONE BASKET COLUGNA e svolge un regolare campionato di I divisione F.I.P.

PRESIDENTI : Mario Bodini (1992), Francesco Michelutti (1997)

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